30 novembre 2013

Supercovers #3

Supercovers #3 - "Teardrop" di Lauren Kate

 
 
E' veramente meravigliosa, non trovate? Il vestito fatto d'acqua è stupendo, e i colori dello sfondo ci si accordano alla perfezione, senza che il violetto dell'orizzonte lo renda monotono. LA AMO!
Solo che non so se comprare il libro. . . La cover è come il canto di una sirena che mi attira inesorabilmente verso il romanzo, ma la trama non mi convince moltissimo, le recensioni che ho letto non sono positivissime e "Fallen" non mi era piaciuto più di tanto. . .
Un aiutino? Voi che ne pensate?
 
Autrice:
Nilla <3 covers

Chi ben comincia #1 "Another little piece"-Kate Karyus Quinn

Chi ben comincia #1
 
Ciao a tutti! Oggi vi presento una nuova rubrica (sniff! Mi viene da piangere se penso alle milioni di cose che devo pubblicare e non ho mai uno straccio di tempo! T-T ) che io personalmente ho scoperto su Reading is Believing ma che mi viene detto sia stata ideata da Alessia del blog "Il profumo dei libri".
Questa rubrica consiste nel presentare l'incipit di un libro ogni volta per permettere ai lettori di capire se quel libro gli piace o no.
 
Questa prima volta allora ho deciso che voglio cominciare in grande e pubblicare l'incipit di-nientepopodimeno di *Maggie:<<Nilla ma da dove sei uscita? Come cavolo parli?!?>>* non lo so!
Sono così tanti i libri di cui vorrei farlo! Maledetta quantità di scelte!
Vabbè, facciamo...
"Another little piece" di Kate Karyus Quinn!! Meriterebbe un rullo di tamburi per quanto l'ho amato! E, per altro, credo che dovrò recensirlo presto.
 
Comincio con il presentarvelo.
 
Cover:


Trama:
(Mi sono permessa di inserire quella tradotta in italiano da Juliette di Sweety Readers: chiedo anticipatamente scusa se questo ha dato fastidio a qualcuno)
L'agghiacciante horror di Stephen King incontra il mistero di Pretty Little Liars nell'ammaliante debutto di Karyus Quinn.In una fredda notte d'autunno, Annaliese Rose Gordon spunta fuori dagli alberi e si imbatte in una festa di liceali. Urlava. Coperta di sangue. Poi è sparita.Un anno dopo, Annaliese viene trovata in una strada centinaia di miglia lontana. Non sa chi è. Non sa com'è arrivata lì. Sa solo una cosa: non è la vera Annaliese Gordon.Ora Annaliese è tormentata da strane visioni e ricordi frantumati. Ricordi di un avventato, disperato desiderio...un rasoio pieno di sangue...e i visi delle altre ragazze scomparse. Tassello dopo tassello, i ricordi frastagliati di Annaliese si uniscono per rivelare un violento e infinito ciclo da cui non riuscirà mai a scappare-se non riesce a sbloccare i distorti segreti del suo passato.
 
Incipit:

THE FIRST PERSON
The field didn’t end so much as trail off, beaten back by the rusted-out trailer and circle of junked vehicles surrounding it. As if they had forgotten how to be still, the girl’s bare and bloodied feet tripped and stumbled over each other. Slowly, slowly, the momentum that had brought her through the night and into the cold gray dawn leeched away. She tugged at the garbage bag she’d refashioned as a poncho. It was worse than useless at keeping her dry, but its constant crinkle had been a steady companion, and now that she’d reached her destination it seemed wrong to let it be lost to the wind.
Standing still, she studied the No Trespassing sign spray-painted on a weathered chunk of plywood, waiting for something to happen. Certain that something would. She didn’t know where she was, or even her own name, but she felt sure of this.
She smelled the smoke only a split second before a girl stepped around the side of the trailer. Perhaps the same age as herself, this girl divided her attention between bouncing a baby on her right hip and taking little puffs of the cigarette pinched between her fingers. Mid-exhale their eyes caught and held.
They might have let the moment pass, pretended they’d never seen each other at all, but then the baby released a wild wail that was instantly answered by the screen door flying open and a heavy woman with an uneven gait thumping down the stairs. Her body moved slowly and awkwardly, but her eyes were quick and took in everything. The hastily dropped cigarette. The baby’s hand curled tight around a chunk of his own hair. And the stranger with the bare feet, garbage-bag wrapping, short-cropped hair stuck flat to her head from the rain, and, hovering over her left eye, the red starburst scar that resembled a crack in a car windshield.
THE THIRD PERSON
“Annaliese, let me interrupt you right there,” Dr. Grimace and Gloom said. His eyes squinted at me in an attempt to be piercing, but only succeeded in creating the network of wrinkles across his face that had earned him his nickname. “Now the girl with the scar—you also refer to her as the stranger. You do realize this person is you?”
“Yeah.”


29 novembre 2013

Recensione "Artemisia" di Anna Banti

Artemisia di Anna Banti

Cover:


Trama:
"Oltraggiata appena giovinetta, nell'onore e nell'amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s'azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi" (A. Banti). Artemisia Gentileschi, pittrice caravaggesca, è una delle figure femminili più affascinanti della prima metà del Seicento. Il romanzo, benché basato sulla realtà storica, è piuttosto un immaginario diario a due, un intenso dialogo al di là del Tempo e della Storia tra due donne che furono artiste. Questa biografia che si fa autobiografia, per la quale la Banti crea una "scrittura nervosa, intima, da fioretto, tutta finte e assalti, ma impreziosita da uno scintillìo di florida e lussuosa seta frusciante", costituisce "uno dei classici più strani e impervi di tutta la letteratura italiana del Novecento."

Recensione:
Questo libro è scritto proprio bene. Però è confuso.Confusionario.Confondente.Conf...si vabbè,che fa confusione.
Perché la scrittrice evidenzia la differenza fra il tempo della scrittura e quello della storia raccontando entrambi senza alcuna distinzione particolarmente marcata.
Per i comuni mortali: Anna racconta a partire da quando, in un bombardamento di Firenze nella Seconda Guerra Mondiale, la sua casa brucia, e con essa il suo manoscritto, a cui si era dedicata da tempo, su Artemisia Gentileschi, una nota pittrice italiana di tre secoli prima.
E mentre l'autrice girovaga tra le macerie e la gente ancora in pantofole, fuggita dal letto per scampare alle bombe, le appare il fantasma di Artemisia, e lei si trova a rivivere tutta la storia della pittrice, ma a mozziconi, nei suoi pensieri, omettendo parti e saltando avanti e indietro per il tempo, nella commemorazione e nel dispiacere di quel libro perduto.
Cosa intendevo dire con confusing (lo scrivo in inglese per sicurezza, a volte gli aggettivi della mia stessa lingua mi lasciano perplessa)? Che questo schema di salti e rimandi e omissioni, volto a rispecchiare il modo in cui un persona pensa normalmente, è un po' difficile da decifrare e all'inizio vi assicuro che non ci capirete un beato accidente. Poi ci si abitua, ci si prende la mano e la lettura diventa scorrevole, permettendovi di vedere quanto questo sia carino.

Ah, una nota: la scrittrice era molto dedita alla causa femminista, quindi il libro conserva questa caratteristica. A mio parere non guasta, considerando quello che ha passato Artemisia (vedi trama),però ve lo dico così, se ci fosse qualcuno che ha dei problemi con queste cose...
"Poveri uomini: costretti da millenni a comandare e a cogliere funghi velenosi; queste donne che fingono di dormire al loro fianco che stringono fra le ciglia seriche al sonno delle guance vellutate, recriminazioni, voglie nascoste, segreti progetti..."

Forse vi sarete resi conto che sto cricumnavigando un argomento che in genere tocco sempre: i protagonisti.
E' solo che non mi sembra il caso di commentarli: sono persone realmente esistite che hanno realmente fatto quelle cose, quindi che senso avrebbe dire che hanno sbagliato in certi momenti o che certi aspetti del loro carattere non ci sono piaciuti? Non è molto rispettoso nei confronti di quelle persone mettermi a commentare le loro scelte e i loro comportamenti.
Voglio solo dire che ho amato molto il rapporto fra Francesco, il fratello di Artemisia, e quest'ultima, e che ho trovato particolarmente toccante la scena della morte di Orazio (il padre della pittrice),che ora vi riporto (OCCHIO SPOILER):
I nomi che la memoria conserva sono anche loro penduli,
disanimati, quasi incapaci di farla soffrire, e occorre
talvolta la materialità di un gesto - alzare il capo, fissar
gli occhi nel vuoto - per riafferrare un lembo di quella
sofferenza che era pur vita. Ma anche amare il dolore è
difficile, la notte che finalmente cade sembra assolverla da
questo impegno. Una certezza basta a sostenerla: c'è il babbo
accanto a lei, il babbo che respira, lavora, non può morire.
Non può morire un uomo che dalla vita estrae soltanto
suggerimenti astratti di luce, di colore, di forme, un uomo che
non sbaglia mai: finché questi esisteranno, lui esisterà.
Orazio da lungo tempo non consuma la vita, la vita non lo
consuma.(...)
 
All'alba è in piedi, fra vasetti
scodelline pennelli essenze che prepara lui stesso, non vuole
più garzoni. Né si arrabbia più, i suoi contatti col mondo sono
effimeri, il suo bicchiere è sempre vuotato a metà, il cibo
appena assaggiato, egli li allontana con un gesto secco quando
la figlia glieli presenta sul lavoro, verso mezzogiorno.
Mirabile che, tanto abbandonato nel dipingere, ora a quelle sue
mani color cenere, appena un po' venose, nessun colore si
attacchi, sicché par di vederlo difeso da un vetro. Le sue
azioni sono così salde, così assicurate da un'esperienza
infallibile che una miracolosa incolumità da ogni pericolo
d'errore ne scaturisce e si diffonde intorno. La avvertono
anche i pochi artisti che continuano a visitarlo: sebbene egli
abbia smesso di parlar dell'arte e quasi d'ogni altro
argomento.(...)
 
Adesso lei
non si allontana, non sfugge più. Fidando nel padre, si
appoggia interamente a quel motivo che è un'innocente astuzia,
di assisterlo: mentre sa di essere da lui assistita. Ma una
sera d'agosto, mentre s'avvia in punta di piedi per salire alla
sua soffitta, Orazio si sveglia. Usava addormentarsi su un
seggiolone rigido, la schiena appena sostenuta, il capo libero
ed eretto: né la figlia era sicura che, più tardi, si
spogliasse e si stendesse. Nel momento che avanza la mano alla
maniglia, tenendo ferma nella sinistra la lucerna, i suoi occhi
incontrano quelli del padre, aperti e come fissi in un
pensiero. Hanno, pur nella penombra, una chiarezza di smalto,
ogni pimento dell'iride grigia vi concorre; mentre la bocca ha
perduta la sua solita durezza arcigna e s'ammorbidisce, quasi
si gonfia, in una nuova titubanza. Sotto questo sguardo così
fermo, si ferma la donna e sente che deve parlare. "Babbo" (e
la campana della Torre par che voglia, proprio in questo punto,
soverchiarla). "Babbo..." Il suo piede è ancora sospeso che già
la risposta viene, non in forma di suono, ma per un battito
della palpebra che assente. "Sì" dice Orazio con quel segno, e
forse non voleva: somiglia a un grande uccello scarno e malato
che veli a se stesso, col panno dell'occhio, la propria
sofferenza. La palpebra si rialza, l'iride appare ancor più
scolorita, allargata, e guida Artemisia meglio della lucerna,
mentre si avvicina, sempre in punta di piedi, quasi per
sottrarsi all'indagine del vecchio viso su cui un timore
pudibondo si definisce, e un allarmato ascoltarsi. E come la
figlia gli è accanto - ma non s'è ancor piegata su di lui -
agli insoliti sensi che hanno invaso la faccia del pittore, un
altro se ne aggiunge non meno insolito: che è, non c'è dubbio,
di soddisfazione, di contentezza; e si sparge per le rughe e ne
lievita e alleggerisce la profondità, sino all'angolo
dell'occhio, che pur non sorride. "Vi sente qualcosa, babbo?" E
ancora una volta la voce astratta della gran Torre sopravviene
a tagliare e confondere il patetico accento di una Pisa dorata,
irraggiungibile, a cui la donna si lega, senz'averla mai vista,
per via di sangue. Le palpebre del vecchio sembrano ora
assottigliate, fragilissime e precarie contro lo sguardo che
schiacciano. (...)
 
Ma avanti di scivolare e
abbandonarsi, la mano di Orazio cerca e stringe al polso quella
di Artemisia, ed è una stretta di ossa convulse, e brucia da
farle rammentare la corda dei "sibili", quando ebbe la tortura
a Corte Savella. Piange la figlia; e non sa se per tenerezza o
per sgomento. Di nuovo gli occhi del pittore si aprono e vi si
legge, per la prima volta, quell'ansia smarrita di partecipare
un dolor troppo forte, un messaggio che è quasi un rancore
verso i sani. E il vecchio, dopo decenni di esilio, ventenni di
vita virile e solitaria, ritorna a un gemito nostrano,
dialettale: "Ohimmei!" raccolto in età tenera, sulle rive
dell'Arno. Una mamma toscana, un bambino toscano infermo, sono
adesso questa donna e questo vecchio. Così Orazio si lagnava da
piccolo, così sua madre avrebbe potuto assisterlo, spaurita, se
si fosse trovata sola fra le deserte pinete pisane, accanto al
mare, col nato in grembo. (...)
 
Artemisia gli si agita
intorno, non osando né toccarlo, né lasciarlo, e ritrovando
certi gesti di bambina alle prime faccende, per improvvisare un
rimedio. Sul pietrone dell'immenso camino riunisce un
combustibile di fortuna, spezza sul ginocchio un vecchio
telaio, trova e accende l'esca. "Ora" dice "ora faccio fuoco,
ora vi passa." Quando, finalmente, arsiccio e ostile il legno
comincia a crepitare da quel mucchietto sperduto nel grande
antro, par che la vista delle fiamme le ispiri un nuovo
terrore, lo sbigottimento per una realtà di sciagura che va in
fretta, prevale sull'annuncio, e ancor non le si crede. Le più
assurde scommesse nascono come funghi malvagi: se questo tizzo
prende, se quella lingua azzurra non scompare... La persona
china è terribilmente attenta, come insensibile e tutta dedita
a una cura materiale. Così, massaia bambina, accudiva alla
minestra del padre e dei fratelli, e la notte veniva prima che
babbo tornasse. Ma c'erano i grilli, fuori della porta, nel
sereno delle vigne, e le campane dei frati. Una comare finiva
sempre per affacciarsi e aiutarla a sganciare il paiolo. E'
povero questo fuoco, è maligno, sempre sul punto di smorire, e
l'acqua, messa a scaldare in un vecchio coccio, geme e frigge
stillando da una crepa.(...)
Proprio bello vero?
Sapete qual è il problema? Giusto adesso girovagando per Internet ho scoperto che la scrittrice è prettamente sconosciuta alla maggior parte delle nuove generazioni, e i suoi libri non sono stati ripubblicati da 30 anni! That's a shame!

Sinceramente non è il mio genere, ma so apprezzare un buon libro, e questo era proprio meritevole.
Ve lo consiglio, se vi sentite in vena di un pizzico di biografia.
 Ps: credo che il dipinto della cover sia "Giuditta e Oloferne", quello che aiuta la pittrice a diventare famosa e in un certo senso a liberarsi dalle memorie traumatiche dello stupro subito da Agostino.

Citazioni:
"Ascoltava Artemisia e perdonava.
Spento ogni rancore, le pareva di stender la mano verso la violenza pentita, lei forte e senz'armi"

Voto:
****4 asterischi.Bello ma non il top

Autrice:
Seria Nilla



 

25 novembre 2013

Cover War!- Battle #3

Eldenstein -Kerstin Gier
 
Benvenuti!
In questa cover Battle si sfideranno non solo le tre cover di una saga molto conosciuta, quella della Gier, ma si sfideranno anche le loro edizioni straniere!
Ricordatevi che potete votare solo una cover,quindi...a voi la scelta!
 
Ecco la cover ITALIANA del primo libro:
 
 
INGLESE del primo:
 
 
Con anche il retro, che potete assolutamente votare (anche se io personalmente non lo farei):
 
 
TEDESCA:
 
AMERICANA (credo, può darsi che l'ho invertita con l'inglese):
 
 
Sempre americana (anche qui può darsi che l'ho invertita, sono un disastro con queste cose):
 
 
E ora. . . Secondo volume!! (Lo so vi sto dando parecchia roba fra cui scegliere)
 
Italiana:
 
Bella bella come mi piace!
 
Tedesca:
 
Americana (o inglese o whatever, avete capito il problema ormai)
 
 
Vedi sopra:
 
 
E infine il terzo e ultimo volume della serie (pheew sono quasi contenta che siano finiti: mi scuso con tutti voi per i casini che ho fatto sopra, nelle votazioni al massimo riportate un pezzo del mio commento, ad esempio se volete votare quella subito sopra qui dite il secondo "Vedi sopra", visto che l'ho chiamata così. Cavolo che casino.)
Mi rendo conto che forse ho fatto più pasticci a cercare di spiegarlo che non.
 
Italiano (copertina definitiva: eh già, ce ne sono anche 3 provvisorie):
 
Italiano provvisoria #1 (naturalmente il mio ordine di numerazione NON corrisponde a quello reale. . . Molto bene . . .):
 
 
Italiano provvisoria #2:
 
 
Italiano provvisoria #3:
 
 
Inglese:
 
 
Tedesca:
 Mi raccomando, fatela sempre più piccola . . .
 
La fatidica americana:
 
 
E il retro italiano, perfettamente inutile perché tanto non lo vota nessuno.
 
 
Io preferisco l'italiana provvisoria #3 (secondo la mia numerazione) di Green, ma anche l'americana (o etichettata tale) di Ruby Red non è male


Recensione "Il messaggero dell'angelo (Lost Angels)" di Heather Killough-Walden

Recensione "Il messaggero dell'angelo (Lost Angels)" di Heather Killough-Walden

Cover:
Allora.Ma sono o non sono meravigliose 'ste cover? Una volta tanto in Italia le facciamo più belle che all'estero! (Vi faccio vedere nella prossima battaglia di Cover War! come sono le altre)

Trama:
Dall’inizio del tempo, gli arcangeli hanno desiderato di poter conoscere il vero amore. Quando quattro angeli di sesso femminile sono stati creati per i quattro arcangeli, Michael, Gabriel, Uriel e Azrael, il caos generato dalla gelosia è stato incontrollabile, e le quattro donne sono state allontanate spingendo gli arcangeli a cercarle senza sosta per millenni. per centinaia di anni, Gabriel si è spacciato per un comune abitante della Scozia. pochi sanno che è il messaggero, un arcangelo potente che segretamente cerca per il mondo l’unica donna in grado di completarlo... finché non trova l’oggetto del suo desiderio proprio nel cortile di casa. Juliette Anderson è sempre stato un tipo razionale, fin quando non incrocia Gabriel. l’istinto le dice di scappare. ma quando la verità della sua identità viene rivelata, deve fare i conti con l’uomo misterioso che le infiamma il cuore
.
Recensione:
Com'è che questi libri mi lasciano sempre ad annuire sul divano e a tentare di convincermi che mi sono piaciuti?
No, perchè la cosa sta divntando irritante!
Il benedettissimo punto è che, Heather (posso darti del tu accusatorio, vero?), con le storie d'amore non ne azzecchi una!
Il lettore dovrebbe affezionarsi alla coppia protagonista del libro,sai, hai presente quella del titolo? Ecco,non a un'altra!
Il primo libro, "La notte degli angeli caduti", mi aveva trovata disperatamente in love con Samael (che è di fatto il cattivo della vicenda! Com'è che mi piace più di Uriel, il protagonista?). Pensando che fossi io ad aver sbagliato personaggio per cui tifare (capita, a volte i buoni sono antipatici e i cattivi no, non sono di mentalità così ristretta da non capirlo) avevo comprato il secondo libro della serie.
 
Nel quale, invece di cominciare a prendere le parti di Juliette e Gabriel, mi sono innamorata della Caledonia! Neanche un personaggio, un paese!
Che Heather, a sua discolpa, descrive magnificamente. Volevo piangere per la bellezza di alcune descrizioni. Ma allora poteva intitolare il libro "Bonnie Caledonia" e lasciar perdere arcangeli e vampiri!
Voto:
*** 3 asterischi, perchè il libro non mi trova completamente discorde (la riflessione sul divano è servita) e perchè resta comunque una lettura piacevole, da leggere per svuotarsi la mente e rilassarsi un'attimo
Autrice:
Pignolissima Nilla
 
 

Recensione "La lista di Schindler" di Thomas Keneally

Recensione "La lista di Schindler" di Thomas Keneally

Cover:


Trama:
Che cosa significava finire nella "lista di Schindler"? Chi era in realtà Oskar Schindler, giovane industriale tedesco cattolico e corteggiatore di belle donne? Basandosi anche sulle testimonianze di quanti lo conobbero, Keneally ricostruisce la vita straordinaria di questo personaggio ambiguo e contraddittorio. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone. Resta però un mistero il motivo che lo spinse a intraprendere quella sua personale lotta al nazismo.
 
Recensione:
Ecco una delle milioni di recensioni che vi devo fare questa settimana.
Sappiate per che non la facco a cuor leggero, perchè questo libro mi ha tenuta impegnata veramente a lungo e mi ha dato molto su cui riflettere.
Solo che non so da dove cominciare.
E' un libro sull'Olocausto. Sicuramente vi sarà capitato di leggerne qualcuno.
A me personalmente riempiono di tristezza, anche quando sono a lieto fine, e soprattutto di vergogna, perchè mi umilia sapere che l'essere umano è in grado di arrivare a tanto.
Gli psicologi possono dire quanto vogliono sul nostro modo di ragionare e sulla nostra psiche, ma a mio parere le motivazioni che ci spingono a fare determinate cose rimarranno sempre oscure. Non è vero che l'anima non ha limiti: ha un fondo, e una volta che si supera si casca in un buco nero nel quale accadono avvenimenti come questi.
Eppure, questo libro mi ha dato qualcosa di più del solito dispiacere e della abituale vergogna:mi ha dato speranza. Eh si, speranza! Perchè quello che gli altri libri come Anna Frank mancano di mostrare (non intenzionalmente penso, e comunque non è questo il punto) è che qualcuno che non aveva perso tutti gli ideali e il senso di giustizia c'era!
Esistevano delle persone ancora moralmente integre e in grado di provare revulsione nei confronti di quel sistema chiuso e tirannico!!C'era chi scuoteva la testa, chi lavorava nell'ombra, chi disapprovava quella pazzia collettiva!
Che poi non sia servito a molto è relativo. Ma qualcuno, ad esempio Herr Schindler,c'era.
E questo dimostra a tutti noi che anche nell'abisso più profondo in cui possiamo cadere arriva sempre un pò di luce.
Voto:
**** 4 asterischi. Sicuramente da leggere.
Autrice:
Poetica Petronilla
 

22 novembre 2013

My life in a book

My life in a book-Curiosità
 
Ciao a tutti!
So che vi starete chiedendo cosa cavolo volevo dire con questo titolo, così vi spiego tutto prima di cominciare: stavo vagabondando fra i blog, cercandone alcuni carini con cui affiliarci (mi piace vedere le iniziative degli altri e mi chiedevo se ce ne era qualcuna che potessimo compartire) quando sono capitata sul blog Parole Alate-Sulle ali dei libri, dove non ero mai stata.
 
Guarda caso (e qui si vede la mia fortuna) il post più recente riguardava una rubrica che Sonia, la blogger, aveva copiato dal blog The Bookshelf, e che mi ha fatto subito sdilinquire.
Per cui, ho deciso di copiarla a mia volta e di proporvela.
 
  1. TROVA UN LIBRO PER CIASCUNA DELLE LETTERE DEL TUO NOME;

P come Poison Princess di Kresley Cole
 



























E come Entice di Carrie Jones























T come The Coldest Girl in Coldtown di Holly Black
 

 
 





























R come Red di Kerstin Gier
 
 
O come Onyx di Jennifer L.Armentrout
 
 
N come Need di Carrie Jones (lo so sono un po' ossessionata da questa serie, ma è una delle mie preferite)
 
 
I come Implosion di M.J Heron
 
L come La ragazza che rubava le stelle di Brunonia Barry


L come La notte degli angeli caduti di Heather Killough Walden


A come Another little piece di Kate Karyus Quinn


Carino vero? Postate anche voi le vostre!
Passiamo al 2° test
 
       2.CONTA LA TUA ETA' LUNGO LA LIBRERIA (cartacea ovviamente):CHE LIBRO E'?
ODDIO! Non ci crederete mai...Che figura di m... Ebbene, contando sono finita in uno scaffale di libri di quando ero piccola ed è uscito "Una granita di mosche per il conte"-GERONIMO STILTON!
 
Ps:se volete cambiare blog *Maggie: <<O anche blogger>>* ora vi ho fornito una scusa valida per farlo. STRAVERGOGNA DA SPROFONDO.
 
  3. (Evvai più ci allontaniamo dall'imbarazzante 2 più sono contenta) SCEGLI UN LIBRO AMBIENTATO NELLA TUA CITTA'/STATO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora, per la città "Ipse-Il risveglio degli angeli" di Marco di Giuseppe(non è proprio lì ma ci si avvicina,visto che entrambi siamo in provincia di Grosseto e con tutta la massa di micro-paesini che ci sono qui è meglio non essere troppo schizzinosi).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per lo stato invece (lo so che sto barando e bisognava sceglierne solo uno, ma come mi potete chiedere una cosa del genere? A me, caso disperato di lettrice cronica?) "La ragazza drago" di Licia Troisi.
 
 
     4.SCEGLI UN LIBRO CHE RAPPRESENTI UNA DESTINAZIONE IN CUI VORRESTI ANDARE
Solo uno? Dolore!
Beh, allora...Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare! *Maggie: <<Non era " A mali estremi, estremi rimedi"? Nilla: <<Si anche>>*
"Il Corsaro Nero" di Emilio Salgari (che si gira mezzo mondo nel corso delle sue avventure: tiè, test crudele!)
 
   5.SCEGLI UN LIBRO CHE RAPPRESENTI IL TUO COLORE PREFERITO
Cavolo. E mo'? I miei due colori preferiti sono lilla e bordeaux, e non ho idee...
Aha! Trovato!
"Starcrossed" di Josephine Angelini,che , avendo la copertina iridescente (purtroppo si vede solo in cartaceo) soddisfa entrambi i requisiti!
(e poi il vestito di Helen ha davvero dei riflessi viola *Maggie: <<Microscopici>>* vabbè piccini *Maggie:<<Pulviscolari>>* riflessini?inini?)
 
   6.DI QUALE LIBRO HAI UN RICORDO PIU' CARO?
Awww, non sapete quanto sia felice di questa domanda!
 
"Fairy Oak" di Elisabetta Gnone. Mi ha seguito per tutta la mia infanzia e ancora adesso lo rileggo con amore.
 
     7.QUALE LIBRO HAI TROVATO PIU' DIFFICILE DA LEGGERE?
Ohh,questa è una bella domanda. Di libri del cavolo ne ho incontrati tanti...
"Erdoc e la Valle dei Draghi" di Maddalena Chivino e Piercarlo Spandonari. Condivido pienamente l'odio di Magenta per questo obbrobrio.
Come detto nella recensione(non l'avessimo mai fatta! Ma voi lettori andavate avvisati del pericolo di imbattervi in questo coso) non c'è nemmeno la cover in rete.
 
     8.QUALE LIBRO NELLA TUA TBR (To Be Read, libri che DEVI leggere) TI DARA' MAGGIOR SENSO DI SODDISFAZIONE UNA VOLTA FINITO?
Penso "Grande Enciclopedia della Scienza e della Tecnologia" della Repubblica.
E non fate quelle faccie. Anche se sono l'unica al mondo che si legge le enciclopedie.
 
 
Dolore! E' proprio finito! Mi ero divertita da star male a farlo.
Vabbè.
Forse prima o poi lo farà anche Maggie, quando avrà tempo (cioè mai, passa le sue giornate a danzare)
Adesso non dimenticatevi di dirmi i vostri risultati!!(Se siete blogger e li avete messi sul vostro blog, lasciatemi il link così vado a curiosare)
Ciao!
 
Autrice:
Petronilla